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Eolo
stelle lontane
Messa in scena e mondo bambino
Abbiamo chiesto a Fabrizio Palma della Cooperativa Tangram di illustrarci la sua metodologia creativa nell'affrontare un testo dedicato ai bambini.

Colgo l'occasione datami da Eolo per analizzare come a mio parere dovrebbe essere il rapporto tra scrittura teatrale, messa in scena e il 'mondo bambino'.
Sembrerà banale, ma credo sia fondamentale partire proprio dal bambino e conoscerlo in tutti i suoi aspetti, per avere sempre chiaro il suo aspetto cognitivo, linguistico e ludico. Per fare ciò preparando la messa in scena di uno spettacolo realizzo alcuni momenti d'incontro a scuola e grazie anche all'aiuto delle insegnanti, viene affrontato un tema (quello che sarà presente nello spettacolo in produzione) e con la tecnica dell'animazione teatrale, con la discussione diretta con i bambini, ascoltando e trascrivendo le loro reazioni, le loro frasi e le loro emozioni cerco di capire il loro punto di vista.
E' incredibile come ogni volta, dopo gli incontri, venga ribaltata la mia visione da adulto su un dato tema, rispetto a quella dei bambini e rimango ogni volta senza parole difronte a certe frasi che i bambini mi dicono, frasi 'adulte', di una filosofia spontanea e semplice.
Nell'ultima produzione della Cooperativa Tangram è stato affrontato il tema del NO. Il NO detto dagli adulti ai bambini e viceversa. Il NO che sempre meno sentiamo dire dagli adulti, per paura di ferire o peggio per non affrontare discussioni e capricci. Da adulto pensavo che il NO fosse un momento traumatico per il bambino, insopportabile, invece, dopo gli incontri con i bambini, ho dovuto ricredermi.
I bambini già da piccoli hanno ben presente l'importanza del NO, anche se non sono contenti quando gli viene detto, sanno che è per il loro bene ed inconsciamente lo chiedono, per sapere cosa possono o non possono fare, per avere i confini del mondo che li circonda! Dopo gli incontri con i bambini ( materne e primo ciclo elementare) sono emersi tre punti fondamentali di cui la scrittura e la messa in scena hanno tenuto conto.
- La simpatia del personaggio subito dalle prime battute, perchè durante gli incontri avevo notato una stanchezza nell'affrontare l'argomento, non dovuta ai tempi d'attenzione, ma al fatto che i bambini dopo un po' vivevano la discussione come se fosse una paternale, l'adulto che gli dice cos'è il NO e perchè è importante che gli venga detto.
- La scelta di utilizzare il gioco di parole, la filastrocca, per rendere comune e quotidiano il NO, che è spesso nascosto anche tra le parole di uso comune, come a dire che in fondo il NO non è così brutto come sembra.
- Dalle interviste con i bambini alla domanda 'Come immagini che sia il NO', tutti indistintamente lo vedevano enorme!
Questo pensiero dei bambini si è tradotto in scena con una scenografia che rappresentava un NO appunto, che è anche la casa del nostro personaggio dove il NO, oggetto e soggetto della storia, agiva e viveva la sua difficoltà nell'essere NO.

Ho poi voluto sapere come si sentivano i genitori quando dicevano NO ai loro figli,tramite un questionario con risposte chiuse (risposte suggerite dalla lettura del libro 'I no che aiutano a crescere' di Asha Phillips). Questionario in cui è emersa soprattutto la paura nel far rivivere al proprio bambino, con un NO detto, un'emozione negativa già provata in passato dal genitore stesso. Lo spettacolo presentato ad una platea di soli bambini della scuola materna ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era posto, i bambini hanno vissuto in prima persona le vicende del personaggio e le insegnanti hanno potuto poi sviluppare l'argomento anche in classe.

Quello che mi halasciato perplesso sono state alcune critiche ricevute dagli operatori teatrali, critiche penso fatte da chi spesso non ha mai svolto un lavoro con i bambini, critiche e opinioni che tra l'altro avevo io stesso prima di affrontare il tema con i bambini in classe. Aspetti del tema che avevo scelto di non mettere in scena proprio perchè a mio avviso per i bambini non esistevano e non proponevano almeno per me problematiche interessanti.
Vi sono state poi critiche riguardo ad alcune parole che sono state usate nello spettacolo e che non sono di uso comune per i bambini, come ad esempio 'insoddisfazione', che i bambini non conoscono in sè, ma che provano quando si sentono dire NO e che non poteva essere tradotta con un semplice 'sto male', quando mi viene detto NO'.
Sento spesso dire da molti, che il teatro è diverso, ma dov'è questa diversità, se abbiamo paura di arricchire il linguaggio che è proprio del teatro? Quando non esistevano cinema e televisione, si andava a teatro non assimilavano forse un linguaggio nuovo e ricco? Continuiamo a lamentarci del fatto che la televisione ha abbassato i tempi d'attenzione, che la comunicazione è iperveloce e che grazie a cellulari e simili il linguaggio si è molto impoverito e poi si accusa il teatro di aver usato parole difficili?
Questo è quello che penso ed è quanto credo sia giusto fare quando si affronta un tema da portare poi in scena e mi piacerebbe che ci fossero sempre più spesso momenti di incontro tra operatori dello spettacolo dove potersi confrontare, così da arricchire sempre di più il nostro 'fare Teatro'.
Fabrizio Palma
Cooperativa Tangram




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